sabato 22 aprile 2017

Golk (Richard Stern)


Pensavate che tutto fosse nato con Maria de Filippi, il Grande fratello, Le iene. Vi sbagliate, voi non conoscevate ancora il golkismo ed il suo padre padrino.
E ora che è entrato stabilmente nello staff di Golk, Hondorp comincia a nutrire ambizioni. Non si capacità neppure di collaborare attivamente assieme all’astro nascente nella televisione di intrattenimento statunitense degli anni ’50 del Novecento. Certo ha dovuto accettare di vedere di il padre protagonista in uno degli acclamati reality show del suo mentore, ma alla fine, alla soglia dei quaranta anni aveva deciso di liberarsi della iper-protettiva figura paterna, che lo aveva ibernato in un dolce far-nulla in nome dell’amore, e lo inebria ora cercarsi una strada nella New York di quegli anni. E nulla sarà come prima.


Il suo datore di lavoro, magnetico e per nulla bello, nel frattempo elabora parabolici e magmatici progetti per prendere definitivamente possesso del successo cui aspira, mentre lui comincia a subire il fascino recalcitrante e astioso della assistente Hendricks, dalla vita avventurosa e comunque agiata, ma con dentro una gran voglia di novità e sicuramente una passione sessual-sentimentale per Golk. E con l’intero gruppo di lavoro fervono discussioni teoriche, improvvisazioni pratiche, qualche rude sgarbo ed una insaziabile voglia che divora tutti per andare avanti. Perché ormai i dirigenti del network hanno deciso, Golk sarà assecondato e la sue mirabolanti idee cominciano vorticosamente a prendere forma, nulla rimarrà uguale per la televisione.
Romanzo atipico, a suo modo effervescente naturale, questa opera dello scrittore Richard Stern, scomparso nel 2013, regala sorprese e qualche delusione, seppure indubbiamente colmo di spunti di interesse e di riflessione. Il tema, seppure ambientato nella metà del novecento, è di estrema e notoria attualità: il potere dei mass media e come essi possano ammorbare di nulla (seppure nel caso un nulla teorizzato e pensato) la massa di spettatori che nella televisione cercano svago o rilassamento alle più o meno normali fatiche quotidiane. Quel che sorprende più che lo stile in sé, compatto, in certi casi molto sostenuto, è la incredibile varietà di contenuti e situazioni che veramente spaziano in maniera vasta e quasi disperdente. I dibattiti teorici per esempio, fra i membri dello staff, fra il deus ex machina Golk e lo svagato ma dotato Hondorp, le scene di uno Scherzi a parte ante litteram 
descritte nel dettaglio, azioni e dialoghi che a ricordano, per chi li ha letti, le incredibili divagazioni kafkiane in romanzi quali Il castello o Il processo. Personaggi stralunati, situazioni al limite del paradossale, dialoghi che a volte sfociano nel metafisico o nell'ontologico. Il tutto in un contesto definito storicamente e in qualche modo realistico. Qualche leziosità di troppo a volte, qualche assunto teorico enunciato in maniera verbosa e non sufficientemente strutturato. Però un romanzo nuovo e divertente, nella sua drammatica surrealtà che urtroppo è ammantata del nsotro attuale quotidiano.


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