venerdì 18 settembre 2015

Uomini che odiano le donne (Stieg Larsson)


Partiamo dal presupposto che talvolta la chiave di volta per apprezzare un romanzo è magari l'ambientazione. Magari per curiosità di sapore meramente geografico, più che etnico o addirittura antropologico Quando ero giovane (sigh) visitai la Svezia e mi innamorai dei suoi paesaggi, dei suoi silenzi, dei sorrisi gioviali della gente riservata ma non fredda, di quell'aria tersa e libera. Una nazione ricca e per certi versi ambigua, sempre all'avanguardia circa le politiche sociali ma poi funestata da una strana tendenza autodistruttiva. La rutilante introduzione non è comunque caso. Spiega e motiva già da ora il giudizio ed il motivo di interesse per leggere 670 pagine, in poco tempo peraltro, di un genere narrativo che frequento poco, come il giallo classico, benché ami alla follia due giallisti sui generis, assolutamente fuori dalle righe come il primo Pennac e il prolifico Lansdale.




Hedeby sobborgo di Hedestd è un villaggio pacioso e apparentemente pacifico. Ma non è oro quel che luccica. Posseduto in larga parte dalla famiglia Wanger, casta familiare fra le più importanti nella Svezia che fu ed ora in lenta ma inesorabile discesa. Il capostipite della variegata famigliola che annovera fra le sue fila solo miliardari è il vecchio Henrik, il quale in tarda età si angoscia per un su cruccio pluridecennale: scoprire se e come sia morta negli anni cinquanta la nipote Harriet. Per una serie di fortunate e sfortunate coincidenze toccherà allo spericolato giornalista Mikael Blomkvist fare da investigatore. Lui è il classico eroe di un romanzo di questo tipo. Reporter d'assalto, indipendente, combatte crociate imbracciando la spada dell'invincibilità contro i potenti, grazie alla sua testata Millenium, che dirige assieme alla bella Erika Berger, sua amica e collega, generosa nel lavoro e nella vita, visto che con il beneplacito del marito all'occorrenza ormonale amoreggia con il bel Mikael dando vita a furenti momenti di sessual passione che per come viene resa non è nemmeno una "scappatella" ma semplice esigenza fisica duratura nel tempo.
Lui è dunque bello, forte indomito e coraggioso. Le donne lo desiderano a volte incredibilmente già prima di vederlo, gli uomini lo mal tollerano ed ostacolano, i potenti ne diffidano. Nulla di nuovo, se non fosse l'esoticità di un ambientazione nordica. Perché dietro quella serenità quasi glaciale di Hedeby si annidano oscuri comportamenti, blasfeme tentazioni, orride
perturbazioni mentali. Aiuterà il nostro eroe il personaggio più riuscito ed umano dell'intero romanzo, colei con la sua sola figura riesce a connotare il narrato e a farlo diventare qualcosa di più che un banale anche se eventualmente riuscito plot poliziesco: Lisbeth Salander, hacker dotatissima, seguita dai servizi sociali per evidenti incapacità relazionali, dai gusti sessuali variabili, ribelle per dna. Giustiziera che non ama le consone e rituali forze di giustizia ed in particolare la Polizia. Tra le sue marcate peculiarità, ha un inesorabile fiuto per tutti gli uomini che odiano le donne.
Il contesto misogino che sin dal titolo dell'opera reclama spazio ed attenzione, in realtà è un'arma a doppio taglio. La stessa atipica eroina più che odiata (alla fine tutti la desiderano e non solo sessualmente) odia con tutte le sue forze e talvolta è preda di un sordido rancore, un cieco furore. Detto ciò, non manca altresì una critica tutt'altro che velata con risvolti socio politici. Obiettivo affatto celato è il mondo finanziario, con tanto di accuse al mondo speculativo borsistico ("la borsa è qualcosa di totalmente di diverso. Lì non c'è nessuna economia e nessuna produzione di beni e servizi" dice l'integerrimo Mikale, parole di un'attualità sconcertante vista la devastante recente crisi mondiale i cui torbidi effetti nefasti ancora si sentono).
Non vengono risparmiati acuti ed avvelenati strali al connivente mondo giornalistico, troppo impegnato ad asservire di volta in volta i padroni magnati e magnaccia di turno, invece che "produrre" informazione. Insomma anche nelle terre del nord l'economia post capitalistica ha le mani lorde di conti all'estero dall'uso quantomeno sospetto ed evasioni fiscale ed allora tutto il mondo è paese, in un 'ottica modernamente globale. Glaciazione mondiale, allora.
Un romanzo di genere si sa si poggia letteralmente su alcuni fondamentali assiomi, attorno ai quali poi l'eventuale estro dell'autore riesce a caratterizzare una qualche briciola di originalità artistica e contenutista. E questo è sicuramente un giallo classico, per impianto e sostanza, con i tipici ingredienti del caso per una ricetta oramai tradizionale . Al di là della ambientazione, a me come detto congeniale, tuttavia debbo sottolineare la capacità di Larsson ad integrare i tipici stilemi con svariate trovate narrative di natura psicologica e talvolta sociologica che ben si accordano con 
il restante e ne abbelliscono l'architettura narrativa. Il personaggio di Lisbeth, lo sfondo oscuro di una destra nazista e schizoide che scorre sotto la superficie della trama poliziesca, i particolari rapporti eterosessuali che innervano le pagine riescono quindi a dotare di caratura un romanzo che poteva essere solo un semplice intreccio già più volte dipanato ed invece alla fine intriga anche se non ammalia.
Il primo episodio di una già pubblicata trilogia è dunque nel complesso un'opera convincente. E' stato un caso letterario e il suo autore, Stieg Larsson, è morto poco dopo la stesura dei tre romanzi. Consigliato agli amanti della tipologia e a coloro i quali non disdegnano curiose sbirciatine a narrazioni che esulano dai gusti abituali

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