giovedì 23 luglio 2015

It (Stephen King)

Mike Hanlon alla fine ha deciso di chiamarli tutti e sei i componenti della banda che da bambini vinsero una battaglia vitale. Le modalità rilevate nell'omicidio di un omosessuale non ammettono dubbi: It, l'entità multiforme che infesta la provinciale cittadina di Derry nel Maine, è tornato. Ma Stan Uris non verrà, si è sucidato alla notizia della convocazione. Gli altri sono già in viaggio. L'orrida e crudele creatura, spesso manifestatasi nella diabolica figura del bizzarro ma comunque orrorifico clown Pennywise, ogni 27 anni circa torna nella cittadina ad uccidere per nutrirsi, avendo come prede preferite bambini e ragazzi. Nel 1958 trovò una inaspettata resistenza da parte della "banda dei perdenti", composta appunto da Hanlon, il defunto Uris, il balbuziente redento Bill, cui It ha ucciso il fratello più piccolo, il goffo e allora grasso Ben, l'ipocondriaco e perenne vittima di una fantomatico asma Eddie, l'irrequieto e sboccato Richie ed infine la bella, suadente e fatale Beverly, dalla lunga e fedifraga chioma rossa. 

Ma poiché allora compresero di aver solo bloccato il terribile incubo, fecero un patto di sangue con tanto di rituale taglio sull'avambraccio, sugellandolo con un accoppiamento quantomeno veloce e poco romantico con la Beverly, che si immolò in nome del bene in questo rituale libidinosamente quasi sacro. 
E tutti, all'improvviso, hanno ricordato, dopo aver obliato per anni. Tutti con vite assai affollate di eventi. Non sanno se torneranno vivi ed abbandonano a fatica le rispettive abitudini e compagnie. Solo Beverly in fondo di sta liberando di un rozzo e manesco marito, Tom Rogan, che la picchia anche per una sigaretta così come a suo tempo faceva il padre di lei. Un altro che come in passato, sarà presto una marionetta nelle mani di It, capace, anni prima, di impossessarsi di una banda turpe e violenta di ragazzetti sbruffoni per tormentare questi pavidi ma eroici nemici. 
Teatro dello scontro finale saranno le condutture fognarie al di sotto del fiume, in quel bosco poco bucolico chiamato Barren, che racchiude tanti segreti ed anche quei momenti incantati dell'adolescenza che non tornano più. 



Ai livelli di alcuni titoli suoi molti noti al grande pubblico (L'ombra dello scorpione per dire) It è maestoso, vibrante, praticamente perfetto. Centinaia di pagine dalla architettura solida e senza sbavature. So che l'utilizzo del termine capolavoro, nell'arte e soprattutto in narrativa è termine quasi privo di significato, però indubbiamente questo è un romanzo che impressiona favorevolmente il lettore. It di Sthepen King è dunque sicuramente una lettura imprescindibile per gli appassionati del thriller-horror e non solo. Non c'è solo la spasmodica attesa per quello che accadrà, grazie ad una magistrale capacità di creare tensione anche con la struttura diacronica. King prima di tutto per l'ennesima volta nella sua copiosa produzione inneggia al mondo a volte sadico e crudele ma comunque irripetibile dei bambini. E poi non esita a denunciare mali incancreniti della società. Perché certe volte, dal padre e marito di Beverly alla madre possessiva ed egoista di Richie fino al sadismo perpetuo di Henry Bowers, ennesima vittima delle manipolazioni di It e teppista di professione, anche l'essere umano con le sue malvagità congenite non ne esce bene. 



Come più volte detto altrove da altri, il pattern non è privo di riferimenti e richiami cinematografici e letterari. Sicuramente il racconto di King "Il corpo", poi trasposto al cinema col fil dal titolo "Stand by me -ricordi di un'estate", richiama alcuni spunti essenziali di questa corposa vicenda romanzesca. Poi molte sono le evidenti citazioni di figure filmiche cult, soprattutto nelle entità mostruose in cui It si presenta nel corso della narrazione. E sicuramente come in svariate recensioni è stato rilevato, il maestro classico del genere horror Lovercraft fa più di qualche apparizione fra le righe. Certo che ciò non inficia la validità della composizione durata quattro lunghi anni e che secondo fonti di Wikipedia videro il Re (come è appellato qua e là King) fare abuso incontrollato di droghe. 
Per curiosità e magia, assolutamente pertinenti e nello stesso tempo interessanti le citazioni continue di Neil Young ("Out of blue and into the black") e Bruce Springsteen. King ha buoni gusti musicali, secondo il mio parere. 

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