sabato 2 agosto 2014

HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich (Laurent Binet)

Yuppismo nazista  A parte il fatto che della parola nazista si fa uso improprio, ma si sa, la lingua è cosa viva, il nazismo è morto dicono.  Una catacomba all'interno della chiesa di San Cirillo e Metodio, a Praga. 18 giugno 1942. Siamo in piena seconda guerra mondiale ed i tedeschi per ora sembrano invincibili. Due battaglioni di SS, famelici e inferociti circondano la chiesa, agitati, determinati. Li aspettano dentro i sotterranei sette paracadutisti della resistenza ceca. Centinaia di uomini contro uno sparuto manipolo di patrioti legittimisti. Per una volta i pochi daranno filo da torcere ai molti. Dureranno a lungo e non finiranno nelle mani dei nazisti, certo che no. Una volta decaduta qualsiasi possibilità, si suicideranno per non cadere vivi nelle mani dei tedeschi. Quei sette eroici resistenti erano a vario titolo coinvolti nella morte del governatore del Reich in quella città e regione. Reinhard Heydrich, un arrivista del regime, uno yuppie ante litteram. 


Ma chi era allora questo governatore, questo comandante che doveva essere vendicato ad ogni costo? Reinhard Heydrich, braccio destro di Himmler e uomo benvoluto dal Reich, era gerarca di assoluto valore e tenuto in altissima considerazione. Aveva 38 anni e da nemmeno dodici mesi era governatore della zona, dopo aver enunciato in maniera decisa e sostanziale, nel gennaio del 1942, in una conferenza, la soluzione per la questione ebraica, quello che poi passerà alla storia come uno dei più clamorosi omicidio di massa perpetrato dall'uomo . C' è poco da aggiungere credo, sulla sua figura : nel senso che fu sicuramente uno dei personaggi di spicco delle famigerate SS naziste, con una carriera rapida, efferata e sorprendentemente veloce, culminata con la nomina a governatore dello pseudo protettorato di Praga e finita come solo certe storie finiscono, un attentato peraltro fallito il 27 maggio 1942 ma che comporterà comunque la sua morte il successivo 4 giugno. Heydrich, prima dell'epilogo, fu protagonista comunque di diverse iniziative del regime nazista, non solo di quella che poi provocò la tragedia chiamata olocausto. Un vero yuppie, arrivista, senza scrupoli, determinato,asettico, spietatamente arrivista. Ed era uno che non scherzava, andava a fondo, con lucida, criminale follia.  Timido ma nello stesso tempo dal fisico prestante, innamorato del violino, non iniziò bene la sua carriera militare. Nel 1922 fu condannato per una relazione irregolare quando era in marina. Successivamente si diede da fare, in maniera costante, con vivida e lungimirante costanza. Fece così conoscenza dei nazionalsocialisti ed allora tutto fu più semplice, per quanto triste. Preso il potere da parte di Hitler, Reinhard divenne il braccio armato di Himmler, in seno alla famigerata Gestapo, tanto efficace all'esterno quanto tarantolata all'interno. Fu tanto sagace e veloce nel portare a termine le sue missioni nel controspionaggio interno delle SS, che si mise presto in luce. una luce di quelle piene di buio, ma così va la vita. Con il suo incarico infatti era capace di manovrare informazioni, simpatie ed antipatie. Un mestiere di alto rischio e di sterminato potere. Hitler lo ebbe subito nel mirino, dimenticandone la presunta ascendenza ebrea e lo tenne sempre in alta considerazione, anche se detestava la sua cocciuta e istrionica spavalderia. Infatti Heydrich aveva spesso un fare eccessivamente istrionico, non prendeva le giuste precauzioni, girava spesso senza scorta e poco armato, rifiutava le più elementari misure cautelari per uno del suo rango e ruolo. questo gli costerà appunto la vita. Insomma, al di là della colpevolezza nefanda del suo agire, se la cercò con tutte le forze. Certo che a Praga si era fatto conoscere. Duro, spietato, imbelle . Così quando in Boemia vengono sganciati clandestinamente due giovani paracadutisti del governo in esilio, Jan Kubis e Jozef Gabcik, dall'alto della sua protervia e superbia, Heydrich non sa ancora nulla, ma il destino è forse segnato. Anche se. Nella bella, serrata ma letteraria ricostruzione, veniamo a sapere che i patrioti cechi commettono più di un ingenuo errore e si muovono come pachidermi in ambiti dove sarebbe il caso di essere leggeri come farfalle.  in quei giorni dii uomini ne vengono scaricati diversi, forse troppi e per operazioni differenti. Certo, in realtà il nemico è unico, l'obiettivo comune. Ma in certi casi si combina poco o nulla e tutti rischiano di pestarsi i piedi, se non riescono ad aiutarsi o ad eludersi. Kubis e Gabcik sono abbastanza attenti, generosi, devoti alla causa e coraggiosi. Non basta. Va da sé che il giorno dell'attentato niente funziona a puntino. Heydrich finisce solo ferito, morirà successivamente per una banale un'infezione. Quando la morte ti vuole non c'è scampo, il destino ci decide come vuole, altro che. Gli attentatori, dopo una sequela clamorosa di errori e distrazioni varie, fuggono e si nascondono.Purtroppo però non erano soli. Come detto c'era un certo affollamento di guerrieri clandestini. In un altro commando di quelli paracadutati c'è pure Karrel Cuda, dal passato ambiguo, dal fare indifferente, dai modi appartati e spicci. Una volta catturato nella reazione dei nazisti, pur non essendo a conoscenza della missione, riuscirà a dare i dettagli utili alla polizia tedesca per scoprire il rifugio dei colpevoli.Il regime occupante non poteva lasciare impunita un'azione così clamorosa e per casualità anche efficace. Non a caso qualche settimana prima di beccare i colpevoli nella chiesa, il generale Kurt Daluege, per rappresaglia aveva scatenato un crudele rastrellamento presso il villaggio di Lidice. Si sospettava che da lì venissero gli autori materiali dell'attentato al Governatore. Si uccisero 173 uomini al villaggio, 26 a Praga, 88 bambini furono ammazzati in Polonia, mentre 53 donne trovarono la morte nei campi di concentramento. Solito metodo nazista. Se non si trovano i colpevoli, si fa sterminio degli innocenti che si trovano inermi. La guerra è guerra. Ha delle sue leggi inspiegabili e non scritte. Anche i cattivi pagano, mentre il male impera.  E tutto culminerà con l'assedio alla chiesa, efferato ed eroico allo stesso tempo, per quanto riguarda ovviamente gli assediati. Una storia di ordinaria guerra, ma resa diversa e vivace dalla struttura narrativa data al racconto da Binet, l'autore, professore francese. una costruzione ambiziosa ma serrata, vivace e sorprendente. Molti gli interrogativi posti, domande cui non sempre si risponde. Non solo mera cronaca. storicizzazione, dettaglio analitico, fatti, nomi, date. ma tante, colorite e diverse divagazioni anche sulla storia narrata ma soprattutto sui meccanismi dello scrivere ed in particolare sullo scrivere di Storia. Binet spesso interloquisce con i vari protagonisti della storia, li interroga, ne dipinge ritratti che poi disfa nelle pagine successive. Ne esce dunque un testo composito ed originale, del tutto diverso da un ordinario reportage o da una fiction basata su fatti reali.  Un'operazione narrativa che dunque esula dalle connotazioni di genere unico e svaria e diversifica, mai scadendo nel banale, posta la storia terribile che si racconta. Perché alla fine quando si ha a che a fare col nazismo (e non solo) non si può mai fare a meno dell'orrore.

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Su ciao.it il 02.12.2012

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