giovedì 29 maggio 2014

Caduta libera (Nicolai Lilin)

Guerra, nient'altro che una sporca guerra.
Nicolai sta tornando stremato dall’ennesimo combattimento. Cerca solo il letto e deve bonificare il cervello dagli istanti cruciali dell’ultimo assalto Fa parte come militare di leva delle truppe russe che hanno invaso la Cecenia per la seconda volta. Le sue capacità di cecchino lo hanno fatto ben presto apprezzare dai colleghi, nonostante sia lì per punizione e non per amor patrio, causa insubordinazione nel centro reclute. Viene dalla Transinistria, regione moldava secessionista ed ha passato la gioventù in Siberia. Non si è fatto mancare nulla, nemmeno il carcere minorile. Insomma, ha la pellaccia dura. Autobiografico, duro ed intenso.



Nicolai è peraltro assegnato alla squadra più anarchica e sfruttata dell’intero esercito, quella dei sabotatori, ovvero gli incaricati di azioni oltre le linee. Il manipolo è guidato dall’invincibile capitano Nosov, veterano e combattente in Afghanistan, capace di atti scellerati, di tirate retoriche ma anche di rischiare la propria vita per salvare uno dei suoi uomini. E nonostante il reparto di Nicolai sia eterogeneo, ha un grande spirito di squadra. Torna comodo, a quelle latitudini, avere chi ti copre le spalle senza remore.

Come tutte le guerre poi è senza pietà, ci si scanna senza sosta e con la massima violenza. Gli avversari sono genericamente definiti arabi e al loro interno non hanno solo ceceni, ma volontari di diverse nazioni, guidati dall’ideologia religiosa. Ma di loro non si parla mai, sono i nemici e basta.Scontro dopo scontro alla fine si diventa automi, non si ragiona più, non provano emozioni o sentimenti che esulino dalla paura, dalla rabbia e dalla spossatezza. E si procede così, per inerzia, tra un’azione coraggiosa e fortunata, una litigata con i superiori che certo quasi ignorano la realtà della prima linea oppure una accurata tortura sul corpo di un nemico anche se quasi morto oppure utile a reperire informazioni. E tra una imboscata ed una celere ritirata, tra i soldati, specie tra questi sabotatori tanto coraggiosi quanto pochi inclini alla disciplina militare, c’è il sospetto strisciante di una guerra feroce ed inutile messa in atto solo per loschi traffici dei governanti di Mosca. Verità lapidarie, scandite ciclicamente, specie attraverso le prolisse metafore di Nosov, che pontifica i suoi dall'alto della sua decenelle esperienza di conflitti e di politichese, che ovviamente rifiuta a prescindere.

Scritto direttamente in italiano da Nicolai Lilin, russo di nascita , classe 1980 che dal 2001 vive nel nostro paese, “Caduta libera” è il seguito ideale del primo romanzo di questo narratore, “Educazione siberiana”, di recente trasposto al cinema da Salvatores. Lo si può sinceramente,a mio parere, definire riuscito a metà.

Ritmo intensissimo, senza pause. Dettagliate spiegazioni di armi e proiettili, quasi da manuale militare, violenza quasi morbosa ad ogni pagina, stile però eccessivamente elementare, mai trascinante nonostante le scene vertiginose descritte e l’estrema crudeltà che permea ogni paragrafo. 
Da un punto di vista strettamente etico, un romanzo importante e storicamente meritorio,che svela tattiche di guerre russe poco consone ed un comportamento tutt'altro che irreprensibile nei confronti dei prigionieri nemici, tutte verità negate all'epoca del reale svolgimento dei fatti. Questo anche se i fatti narrati non hanno una cronologia esatta e tutti i nomi sono di fantasia, proprio per non incorrere negli strali dei russi. 
Letterariamente dice però molto poco. I caratteri sono rigidi e stereotipati, i dialoghi spesso o meramente funzionali oppure intrisi di una moralisteggiante retorica che stona con le scene descritte. Non ha insomma qualità estetiche o formali scintillanti, anzi, in alcuni tratti sono opache. Rimane il fatto che qualunque conflitto si parli, in qualunque lingua e con qualunque stile, la morale è sempre la stessa: gli uomini sanno essere molto peggio delle bestie. Non esiste bene, ma solo un solido, inaccettabile male che pervade ogni gesto, ogni parola. Per quanto esposto, pur con le riserve evidenziate, un libro comunque cui assegnare buona valutazione poiché veicola attraverso la scrittura fatti che non dovrebbero mai accadere e che invece hanno contrassegnato da sempre la Storia dell’uomo.




 
  20.06.2013 

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